" In che cosa differisce il blu dagli altri colori? Nel fatto che il blu è simile al mare,
il mare è simile alla volta Celeste, la volta celeste è simile al trono della gloria. "
( Sefer ha-Bahir, Libro Fulgido, XII sec. )
Il blu è il colore del cielo e del mare, i quali mostrano immediatamente la loro principale caratteristica espressa da un’altezza e da una profondità dai tratti sconfinati, infiniti ed eterni. Immersi in questo colore, dunque, sembra che esso attiri l’uomo verso vissuti e dimensioni infinite, in un introspettivo legame con il trascendente, nel superamento cioè della realtà materiale attraverso la ricerca d’appartenenza ad un tutto più ampio che accoglie e contiene, come la volta del cielo o l'acqua del mare.
La smisurata altezza, inaccessibile agli uomini, ha fatto del cielo una manifestazione diretta dell'eternità, della sacralità o, in una sola parola, della trascendenza. Gli stessi termini mistico-spirituali come aspirazione, elevazione, ascesi, rimandano tutti ad un movimento in direzione verticale dell’animo umano. Innalzando lo sguardo verso l’alto, inoltre, esso sembra coprire la terra come una volta celeste, trasmettendo un vissuto di riparo e protezione, una sorta d'abbraccio inglobante. Sono tali elementi che rendono il cielo dimora delle divinità ed il blu un colore celestiale: con questa tonalità, ad esempio, era identificato Mawu presso i territori africani, oppure Tengri il blu nella mitologia siberiana, Marduk tra i babilonesi, così come celestiale era il corpo di Krishna o il trono di Zeus e di Jahwèh:
" Il Signore è nel suo santo tempio,
il trono del Signore è nel cielo "
(Salmi XI, v. 4)
Il blu, dunque, è un colore spirituale, in una forma assai specifica e diversa dal rosso: infatti, mentre quest'ultimo può rappresentare la scintilla divina, il manifestarsi dello spirito nella materia, il blu esprimere l'innato bisogno di ascensione, lo slancio dell'uomo verso l'eternità, le continue tensioni della coscienza verso contenuti e dimensioni sovrapersonali: “L’azzurro ci solleva sulle ali della fede, verso le infinite lontananze dello spirito” (J. Iteen, 2002). Nel momento in cui questa meditazione diviene dispersiva e superficiale, il blu può anche evidenziare l'immaginazione e la fantasticheria oppure, nei casi estremi, la perdita del senso di realtà; proprio come nella proverbiale "condizione blu" dell'ebbrezza si dilatano i comuni vissuti spazio-temporali, così l’espressione tedesca “blau sein”, essere blu, indica tuttora una persona alticcia. Inoltre, per il pensiero azteco, oltre ad essere certamente dimora degli dei, un cielo completamente sgombero di nuvole era anche quello stesso cielo che permetteva al sole estivo di diventare il fuoco implacabile che inaridiva e divorava i frutti della terra; proprio questo azzurro turchino diviene colore del sole, da loro chiamato Chalchihuitl, Principe del Turchino, segno d’incendio, siccità, carestia e morte.
Oltre al cielo, il blu è anche il colore del mare e quindi della madre, dato le stretto legame che intercorre fra la fecondità materna con quella connessa all'acqua della pioggia, dei fiumi o degli oceani. Quale sorgente di ogni forma di vita e dall’estensione apparentemente senza limiti, il mare è l’immagine dell’indistinzione ed indeterminazione iniziale, di quando, cioè, il bambino sperimenta la fusione con il tutto della madre, richiamando quel sentimento di appartenenza, di abbandono fiducioso e di unione appagante con essa.
" Oh voi! Voi che le pupille avete afflitte e stanche,
fate loro pascolo della vastità del mare;
voi cui stordì gli orecchi aspro frastuono
o déste loro troppo nutrimento di sazievole musica,
sedete di un'antica caverna sulla soglia in voi raccolti
e balzerete come ninfe udendo del mar cantare in coro. "
( John Keats (1795-1821), Sul mare )
Il blu scuro del mare, quindi, è principalmente il colore del legame affettivo, di cui quello materno costituisce il modello ideale, con i suoi elementi di unione, quite e calma. Nella nostra tradizione culturale, l’immagine più diffusa in cui convergono i temi del blu e della madre è certamente quella della Madonna, il cui mantello veniva spesso dipinto con questa gradazione. Ma se la relazione sentimentale dell'età adulta ha lo stesso elemento emotivo dell'infanzia, si attiva la dimensione negativa del colore: è il momento in cui il legame si fa regressivo, la calma diviene ottundimento, la quiete si trasforma in staticità. In tal caso, le profondità marine colorano vissuti e sensazioni dai tratti depressivi (dal latino "depressus", profondo) o malinconici, simili allo struggente genere musicale blues dei neri deportati in America, all’espressione anglosassone “to feel blue”, sentirsi triste, oppure alla paura di annegare nell'abisso, alla peur blue, come i francesi chiamano la metafisica paura blu. Cielo e mare, altezze e profondità, abbracci e trascendenze; vissuti che sembrano tutti presenti nelle parole del poeta tedesco Friedrich Hölderlin:
" Perduto nell'azzurro sconfinato, io volgo spesso il mio sguardo in alto, verso l'etere e giù dentro al santo mare, ed è come se uno spirito familiare mi aprisse le braccia, come se il dolore della solitudine si dissolvesse nella vita degli dei. Essere uno col tutto, questa è la vita degli dei, questo è il cielo degli uomini. " ( F. Hölderlin, Iperione, 1793 )
Il Dott. Luca Coladarci è Psicologo-Psicoterapeuta a Roma, zona San Giovanni, Re di Roma, Pigneto, Tuscolana, Piazza Lodi, Appia Nuova. E' esperto di Depressione, Attacchi di Panico, Ansia, Disturbi Alimentari (Anoressia e Bulimia), Disturbi Sessuali Maschili e Femminili, Stress, Relazioni, Amore e Vita di Coppia, Dipendenza Affettiva, Dipendenza Da Gioco D'Azzardo, Elaborazione Del Lutto, Bullismo, Cefalee, Disagi Relazionali, Mobbing e di tutte quelle situazioni esistenziali che tendono a limitare il libero fluire della vita.
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