" In forma dunque di candida Rosa
mi si mostrava la Milizia Santa
che nel suo sangue Cristo fece sposa;
[…]
Le facce tutte avean di fiamma viva,
e l’ali d’oro, e l’altro tanto bianco,
che nulla neve a quel termine arriva. "
(Dante, Paradiso, XXXi canto)
Numerosi vissuti psicologici del bianco trovano la loro spiegazione nella luminosità dell’alba e nel chiarore lunare, all’inizio e alla fine della vita diurna. Per tale ragione, nella colorazione dei punti cardinali, in numerose popolazioni esso è il colore dell’Est o dell’Ovest, i luoghi, cioè, dove ogni giorno nasce e muore il sole. Secondo un’antica e radicata convinzione, dunque, nel primo caso il bianco viene esperito come somma di tutti i colori, nel secondo come totale assenza degli stessi.
Il bianco dell’est è quello dell’alba in cui appare la volta celeste, ancora priva di colori ma ricca di potenzialità. Sommando in sé tutte le altre tonalità, un simile bianco diviene colore della totalità e dell’assoluto, che lo rende intrinsecamente partecipe all’immagine del divino e alle rappresentazioni del trascendente: “ Il bianco non è colore di questo o di quell’altro aspetto del divino; è il colore stesso delle divinità ” (C. Widmann, 2000). Nella mitologa slava, ad esempio, troviamo Byelobog (dio bianco), nei territori delle popolazioni africane Bumba, la candida divinità creatrice, oppure Faro, il cui corpo splende "di albino e di rame" mentre nell’Antico Testamento, Daniele descrive con le parole che seguono la visione di Yahweh, l’Antico di Giorni:
“L’Antico di giorni si assise.
La sue veste era candida come la neve
e i capelli del suo capo erano candidi come la lana pura”
(Libro di Daniele (7:9) )
Dello stesso colore, inoltre, sono le vesti del papa cristiano, dei brahamani indùisti, degli antichi druidi celti, degli athornan parsi o dei Mani egiziani. In termini prettamente psicologici, dunque, il bianco, in quanto colore dell’interezza e delle divinità assolute, si presta in modo pregnante ad esprimere il Sé, l’uomo totale, l’individuo realizzato nella sua totalità, in quanto Sé e Dio, come scrive Carl Gustav Jung, " sono strettamente collegati; il che non significa che io creda che Dio è il Sé o che il Sé sia Dio. Affermo semplicemente che tra di essi esiste una relazione psicologica." (W. McGuire, R.F.C. Hull). A questo punto è importante specificare che del Sé come totalità psichica deve essere sottolineata la sua natura complessa e paradossale, poiché "esso può essere descritto solo in forma di antinomia, perché in quanto totalità, deve per definizione includere gli aspetti chiari e oscuri" (Jung, 1986). Quindi il Sé come espressione di completezza, che non equivale alla perfezione. Ma per l’adesione dell’Io ai valori della coscienza, della civilizzazione e dell’approvazione morale, il bianco viene a rappresentare soprattutto la perfezione divina, intesa come summum bonum: "Il colore bianco fu dapprima simbolo dell’unità divina; più tardi esso designò il principio buono che lottava contro il cattivo" (F. Portal). In quest’ottica, allora, esso diviene il colore della purezza, del candore, della potenza benevola e protettrice, della magia bianca che lotta contro le potenze maligne della magia nera, del sacro fiore di loto. Se il nero è il colore notturno e di tenebra, il bianco deve il suo effetto psichico positivo poiché è orientato verso il diurno e il chiarore, esprimendo in tal modo il colore delle grandi divinità della luce (proprio dalla radice div, risplendere, nelle lingue indo-germaniche si è sviluppato il concetto di divinum, il divino). Questo bianco solare, quindi, diviene rappresentazione della rivelazione, della grazia, della coscienza diurna illuminata, avvicinandosi al giallo dell’oro e spiegando in tal modo l’accostamento dei due colori sulla bandiera del Vaticano (Chevalier, Gheerbrant).
Inversamente al riconosciuto valore luminoso del bianco (albus, candidus, niveus), di quest’ultimo si affianca anche un opposto pallore opaco, livido, evanescente, il pallidus latino. E’ questo il bianco dell’Ovest che porta all’assenza, al vuoto notturno, alla scomparsa della coscienza e dei colori diurni, il bianco opaco della morte che assorbe l’essere e lo introduce nel mondo lunare. Per gli aztechi, ad esempio, il bianco era l’Ovest, la morte, così come colore di lutto lo è in Africa, in Asia e in alcuni territori slavi. Il bianco funerario, però, sembra spesso evolvere verso gli aspetti eterei e vivificatori della morte, a differenza del nero che ne esprime soprattutto gli aspetti più ctoni e mortifireri. Infatti, anche quando è colore della morte, il bianco può rimandare al nuovo inizio o al ricongiungimento con la luce divina, poiché anche quest’ultima "è figurazione simbolica che si addice notoriamente al pensiero della morte come realizzazione estrema di totalità" (Jung, 1986). Dunque, se nel tema della morte i significati del nero alludono alla fine, quelli del bianco sembrano riferirsi maggiormente alla resurrezione e alla rinascita: " E’ il lutto del Re e degli Dei che necessariamente rinasceranno: il Rè è morto, viva il Rè! Ben corrisponde alla corte di Francia, dove il lutto si portava con il bianco " (Chevalier, Gheerbrant, 1997).
Il bianco, inoltre, come da un lato sottolinea tutto ciò che è chiaro, buono, puro ed innocente, d’altro, quale assenza di colore, può significare anche la mancanza di vita, di sentimento, il vuoto, la solitudine e la sventura. Come assenza di colore, dunque, esso può anche essere la tinta delle apparizioni, degli spiriti o dei fantasmi, come il re germanico Alberico (detto Il Bianco) oppure Ciuateteo, pallidi spettri della mitologia azteca. Infine, il bianco vivificante dell’alba e quello mortifero lunare, diviene un colore privilegiato per tutti quei riti iniziatici, che seguono il classico schema di morte e rinascita: nell’antica Roma, bianco era l’abito del candidato, di chi cioè stava per mutare condizione, e bianche sono tuttora le vesti associate a riti di passaggio come il battesimo, la comunione o il matrimonio.
Il Dott. Luca Coladarci è Psicologo-Psicoterapeuta a Roma, zona San Giovanni, Re di Roma, Pigneto, Tuscolana, Piazza Lodi, Appia Nuova. E' esperto di Attacchi di Panico, Ansia, Depressione, Stress, Disturbi Alimentari (Anoressia e Bulimia), Disturbi Sessuali Maschili e Femminili, Relazioni, Amore e Vita di Coppia, Dipendenza Affettiva, Dipendenza Da Gioco D'Azzardo, Elaborazione Del Lutto, Bullismo, Cefalee, Mobbing, Disagi Relazionali e di tutte quelle situazioni esistenziali che tendono a limitare il libero fluire della vita.
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