Il termine mobbing deriva dal verbo inglese to mob, che significa assalire, aggredire, soffocare o accerchiare, ed esso indica una forma di persecuzione ed oppressione psicologica su un lavoratore che viene esercitata sul posto di lavoro attraverso attacchi ripetuti da parte del datore di lavoro oppure da parte degli stessi colleghi. Le forme messe in atto per compiere azioni di mobbing possono essere varie e diversificate: difatti, il mobbing può esplicitarsi nel costante evitamento di una persona, nella deliberata diffusione di calunnie, nella sistematica persecuzione, nelle continue critiche, nell'assegnazione di compiti dequalificanti, nella compromissione dell'immagine sociale nei confronti dei superiori o dei clienti, nel non fornire gli strumenti necessari per svolgere al meglio la propria professione oppure nell’esclusione dalle riunioni aziendali.
La pratica del mobbing, dunque, può essere vista come una vera e propria forma di terrorismo psicologico, a cui si aggiunge il fatto di far vivere con estremo disagio un contesto esistenziale tanto importante come quello lavorativo, nel quale per altro si passa in media un terzo della propria vita.
Il mobbing viene messo in atto principalmente per costringere la vittima ad abbandonare da sé il lavoro e senza quindi ricorrere al licenziamento, oppure per una forma di ritorsione a seguito del rifiuto di sottomettersi a determinate richieste immorali o illegali (come ad esempio l'essere oggetto di ricatti a sfondo sessuale oppure il ricevere inviti a lavorare con meno impegno e dedizione in un contesto professionale dove dominano componenti più lassiste e svogliate) o a seguito di comportamenti non condivisi (come ad esempio la denuncia di irregolarità lavorative fatte ai superiori o all'esterno del contesto professionale). Inoltre, nel cosiddetto mobbing verticale sono i vertici aziendali a mettere in atto strategie mobbizzanti, molto spesso proprio per indurre il lavoratore a licenziarsi senza che in tal modo venga a crearsi un caso sindacale; nel mobbing orizzontale, invece, sono gli stessi colleghi a tentare di allontanare la persona vittima di mobbing, oltre che per ritorsione, anche per questioni di invidia, gelosia, differenze caratteriali o per problemi legati alle ristrutturazioni aziendali che possono determinare un ridimensionamento dell'organico.
Così come nel resto del mondo, anche in Italia il fenomeno del mobbing è molto diffuso ed in costante aumento: infatti, secondo i dati riportati dall'Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (Ispesl), sono circa due milioni i lavoratori e le lavoratrici oggetto di mobbing, con conseguenze psico-sociali che meritano la massima attenzione. Difatti, analizzando da un punto di vista psicologico il fenomeno del mobbing, gli effetti possono essere molto significativi: la persona che ne è vittima, infatti, molto spesso può evidenziare disturbi del sonno, stress, sentimenti di rabbia, frustrazione, ansia, depressione oppure vari disagi di natura psicosomatica (quali ad esempio cefalea, gastrite, tensioni muscolari, disturbi della pelle), tutti vissuti che finiscono inevitabilmente per interferire in maniera significativa anche con il regolare funzionamento familiare e sociale.
Questo perché il lavoro, oltre ad avere una valenza materiale, ricopre anche un importantissimo significato psicologico ed esistenziale: svolgere un soddisfacente lavoro e all'interno di un sereno contesto professionale, infatti, offre ad una persona la possibilità di sentirsi pienamente partecipi della propria vita e del proprio contesto di appartenenza, impegna da un punto di vista emotivo e cognitivo, soddisfa l'autostima individuale e restituisce un forte senso di utilità. Il lavoro, dunque, non solo soddisfa i bisogni economici ma consente principalmente di avere una consapevolezza psico-sociale riconosciuta ed apprezzata, permettendo all’individuo di esprimersi in ciò che sa fare.
Attraverso un rispettoso percorso psicologico, allora, si possono elaborare al meglio proprio quei vissuti di rabbia e frustrazione, a cui si aggiunge la possibilità di scorgere dentro di sé nuove capacità e nuove risorse.
Dott. Luca Coladarci | Psicologo Psicoterapeuta Roma | cell. 328.0333877 | e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. | P. IVA: 02407730601
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