Un elemento fondamentale di tutto l’approccio teorico-clinico dello psicoanalista svizzero Carl Gustav Jung, è l’accento posto sulle capacità e sulle possibilità trasformative ed evolutive presenti nella psiche del singolo individuo. Difatti, la fiducia di Jung verso i suddetti elementi è tale che "solo un cambiamento dell'atteggiamento individuale potrà portare con sé un rinnovamento dello spirito delle nazioni. Tutto comincia con l'individuo".
Capacità individuali ed “
atteggiamento individuale”, però, che non devono essere confuse con

il concetto di “
individualismo”, poiché l’evoluzione della psiche, da Jung definito “
processo di individuazione”, è quel percorso psicologico che “
non esclude il mondo, ma lo include”: un nuovo e più salutare equilibrio psichico, dunque, che consente un migliore rapporto sia con noi stessi che con gli altri.
Entrando nello specifico, attraverso una lettura della vasta opera junghiana è possibile scorgere due principali modelli di funzionamento psichico:
il modello intrapsichico e
il modello interpersonale. Il
modello intrapsichico, basandosi principalmente sulla
funzione compensatoria della psiche, mediante la quale l'equlibrio ed il benessere esistenziale è ottenuto dal
bilanciamento e dal "
giusto mezzo" tra le varie componenti caratteriali, conduce lo psicologo a porre l’attenzione principalmente sui processi psichici interiori delle persone. Secondo Jung, infatti, la psiche è un “
sistema relativamente chiuso” che si autoregola al suo interno proprio attraverso la funzione naturale della
compensazione, verso la cui attendibilità egli prova “
una fiducia incrollabile […]
fiducia che deriva dall’esperienza”. Da simili considerazioni, dunque, si desume come l’approccio junghiano abbia come perno centrale il mondo interno, la realtà intrapsichica, vale a dire i processi che accadono nel mondo interno del singolo individuo. E in una tale ottica, allora,
i sogni e le interpretazioni dei sogni acquistano una valenza fondamentale:
sono le produzioni oniriche di ognuno di noi, difatti, a tracciare la rotta, ad indicare la via da seguire per avvicinarci con pazienza e fiducia alla nostra più vera natura e, dunque, al nostro genuino benessere.
Il modello interpersonale, invece, basandosi principalmente sull’elemento teorico di
comunanza psichica, porta lo psicoterapeuta a soffermarsi anche sulla relazione tra la personalità dell’analista e quella del paziente, poiché è anche attraverso le dinamiche affettive all’interno del percorso psicoterapeutico che si può produrre il cambiamento e l'evoluzione.
Ovviamente e in maniera del tutto naturale, durante un percorso psicologico i due modelli si intrecciano e si influenzano a vicenda, poiché come dice Jung, “
l’incontro di due personalità è simile alla mescolanza di due diverse sostanze chimiche: un legame può trasformarle entrambe. Da ogni trattamento psichico efficace ci si deve aspettare che il terapeuta eserciti la sua influenza sul paziente, ma quest’influenza può verificarsi soltanto se il paziente lo influenza a sua volta. Influenzare significa essere influenzati ”.